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  • Immagine del redattoreLuisa Colombo

Arriva il giorno in cui comprendiamo, che è ora di partire, che è giunta l’ora di iniziare il nostro viaggio. Sappiamo solo quello, lo sentiamo; sappiamo che per poter partire, dobbiamo finalmente riaprire la nostra valigia, quella colma di tutte le nostre esperienze, delle nostre gioie, delle nostre sofferenze, dei nostri affetti e dei nostri ricordi e incamminarci in quel sentiero, che abbiamo incrociato, forse per caso o forse solo perché il momento è propizio. Tutto quello che abbiamo messo nella nostra valigia, racconta chi siamo e sta lì dentro, perché fa parte di noi e non potremo mai separarcene. Sta chiuso lì, nel posto più sicuro, dove avremmo potuto riporre le cose più care che abbiamo. La nostra valigia, quella che pulsa e che batte, quella che fa fluire e scorrere le nostre emozioni. Quel bagaglio che siamo pronti a condividere, perché ora abbiamo la consapevolezza di quanto sia importante farlo, per noi stessi e per chi incrocerà il nostro cammino.

Sarà un viaggio in cui non perderemo nulla, ma ci arricchiremo nel donare e nel raccogliere, nello scambiare e nell'offrire.

Sarà un’esplorazione, dove grazie alle persone che incontreremo, scopriremo nuovi aspetti di noi. Sarà un pellegrinaggio, perché rivivremo momenti difficili, ma questa volta non saremo soli.

Sarà una navigazione in oceani sconosciuti, dove troveremo acque limpide e fresche o dove la troppa profondità ci porterà a chiedere o dare aiuto.

Sarà un volo verso quegli spazi lontani e inesplorati, che da sempre abbiamo desiderio di sorvolare. Non avremo navigatori, cartine o stradari, avremo solo la nostra valigia e la voglia di camminare. Nessuno ci darà i tempi per percorrere questo viaggio e dovremo imparare a fidarci ed affidarci, a chi cammina con noi. Sentiremo la nostra valigia pulsare quando le salite si faranno ripide e la sentiremo leggera, quando le pianure e le discese non affaticheranno le nostre gambe.

Ora possiamo partire con le mani libere e con quel bagaglio che ci darà la forza di camminare abbastanza, per raggiungere, passo dopo passo, una nuova meta.

Con noi quella valigia, quella che nessuno vede perché è chiusa nel nostro petto ed è quella che ci fa vivere…è il nostro cuore, il cuore del nostro viaggio.

(iCdL - Luisa Colombo)

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  • Immagine del redattoreLuisa Colombo

La tessitura insegna, che la creazione di un tessuto, è un'operazione complessa, che richiede molta pazienza e dedizione. Un'azione che parte ancor prima di poter montare i fili sul telaio. Parte dalla tosatura accurata delle pecore nel caso della lana, parte dall'allevamento dei bachi e dalla loro cura, nel caso della seta, parte dalla raccolta dei fiocchi di cotone nelle piantagioni. E tanto e' fine e pregiato il filato che si ottiene, tanto più il lavoro richiede cura, passione e abnegazione e tanto piu' prezioso sara' il tessuto creato. Chiunque si sia seduto, almeno per una volta, ad un telaio, ed abbia provato a tessere, sa benissimo che non basta intrecciare trama e ordito; ci sono fili che si possono rompere o sgualcire, ci sono nodi che possono essere sfuggiti, ad un controllo attento e accurato, che potrebbero creare imperfezioni, tali da far sì, che il tessuto venga ritenuto di seconda scelta o addirittura gettato; ci sono trame e orditi che non si intrecciano, creando dei buchi, dei falli. E non basta tessere, il tessuto pronto va lavato, pulito, va reso morbido e soffice.

Ecco cos'è una relazione, e' un'accurata e attenta tessitura, per realizzare un qualcosa, che ti resta addosso e ti scalda, ti protegge, ti fa sentire avvolta e accolta in questo infinito intreccio di trama e ordito. Puoi provare ad intrecciare qualche grosso filo di spago e mettertelo addosso come una rete, ma non ti scalderà mai quanto una coperta di cachemire e non sentirai la dolce carezza sulla pelle, di un velo di seta quasi impalpabile.

LE RELAZIONI, SONO I TESSUTI PIÙ PREGIATI CHE OGNUNO DI NOI TESSE, SEDUTO AL PROPRIO TELAIO E PIÙ SONO PROFONDE, INTIME E PERSONALI, PIÙ RICHIEDONO CURA E DEDIZIONE PER PER MANTENERE E ACCRESCERE LA LORO PREZIOSITÀ." (iCdL - Luisa Colombo)


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Roma, Piazza di spagna - giugno 2017

Sono stata lì a fissarlo per molto tempo. Seguivo a distanza i suoi movimenti lenti, tra la gente che gli sfrecciava intorno, correndo, forse per sfuggire a quel nauseabondo olezzo, che circondava questo senzatetto. Cercavo di intravedere i suoi occhi, nascosti da quei capelli così unti, che pareva fossero spalmati di strutto. La testa china; sembrava gli pesasse enormemente e la lasciava ciondolare, abbandonandola a quel corpo, che ormai non governava più. Che misera mio Signore...che miseria... Lo guardavo trascinare quel sacco tutto rotto, che lasciava scorgere al suo interno, parti strappate di abiti sudici. Quel sacco leso dalla strada, come lesa dalla vita, era l'esistenza di quell'uomo. Quel sacco nero dell'immondizia, forse era la sua casa; se lo portava dietro, come una vecchia chiocciola paziente e affaticata, trasporta il suo guscio. Ho sopportato il tanfo disgustoso che emanava quel corpo. I suoi abiti erano intrisi di urina ormai seccata e intrappolata tra la trama dei tessuti dei suoi abiti. Non saprei dire quanti anni potesse avere, il suo viso era stanco, affaticato, portava i segni inconfondibili della sconfitta, del fallimento; quei segni che riconosci sul volto delle persone annientate dalla vita. Gli ero vicina, così vicina da respirare, quel mix di aria opprimente, che mescolava l'afa, di questa calda e umida giornata di fine giugno, con il fetore di questo povero uomo. Ero così vicina, da vedere le sue labbra, impastate dal caldo torrido, aprirsi e chiudersi, mentre blaterava frasi e parole senza senso. Che miseria Signore, che Miseria. Ogni tanto si fermava, controllava con la lentezza di un bradipo, che i suoi pantaloni, fossero chiusi e poi dava un occhio al suo sacco, alla sua casa. Lo apriva, ci guarda dentro e poi lo richiudeva per proseguire il suo interminabile e lentissimo itinerario, calpestando i sampietrini lucidi e levigati dai passaggi di tanta gente, ognuna con le proprie storie. Che miseria Signore, che Miseria.

E li a due passi, le vie dello shopping più modaiolo e griffato di Roma, Caput Mundi, cozzavano con la dolorosa e silenziosa povertà di questa povera anima, che nel suo vagar senza meta, ha notato quanto fossi vicina a lui, ha scostato un ciuffo di capelli con la sua mano, dalla pelle rugosa e scura, per l'igiene inesistente e mi ha sorriso, per poi riabbassare lo sguardo e farsi strada tra la folla indifferente ed impegnata a fare foto alla maestosa scalinata di Trinità dei Monti. Che miseria Signore...che Miseria"

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Ciao, sono qui per raccontarti ciò che vivo,

le esperienze delle anime che incrociano il mio cammino

e quelle che hanno segnato la mia esistenza.

Qui ti parlo della mia vita, dei miei pensieri, delle mie riflessioni.

Se ti va di leggermi, di commentare, di esprimere il tuo punto di vista, sei libero di farlo...

Credo che la condivisione,

sia una delle esperienze migliori della vita.

Grazie Luisa

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