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ISTANTI TRA LE SBARRE

Arriva un momento, nella vita, in cui ti fermi e osservi la strada che hai percorso fino ad ora e ti accorgi che tutto il nutrimento che ti è arrivato dalle radici e tutte le prove che hai dovuto affrontare, sono stati i mattoni e il cemento per costruire la tua casa, quel posto dentro di te, il tuo luogo sicuro, quel posto in cui hai la forza e il coraggio, di accogliere quello che ti fa crescere, quello che ti fa maturare, che ti rende sempre più umana e più consapevole di te stessa e della tue capacità. Da bambina ascoltavo, senza rendermi conto di quanto avrebbero fatto parte della mia vita, quelle storie di "gente diversa", che mi venivano raccontate da una zia, Superiora all' Ospedale Psichiatrico di Alessandria, quelle storie che ascoltavo e rivivevo, come se mi appartenessero, come se facessero parte di me. Da ragazzina, un po' rabbrividivo, quando mia nonna mi raccontava che la Zia, dormiva nella camerata con i suoi matti e che lei fosse l'unica, che riusciva a calmarli per evitare, in qualche momento, una pesante dose di sedativi. Ora non rabbrividisco più, ma comprendo e appoggio il coraggio di quelle scelte, il coraggio di chi sa ascoltare e sa farsi carico dell'altrui sofferenza, di chi, come quel Simone di Cirene, offre il suo aiuto per portare una croce. Ho vissuto sulla mia pelle, anche se da bambina, in quell’età tanto spensierata, in cui si riesce a trovare anche in vicende drammatiche, qualcosa di bello e di positivo, la toccante esperienza dell'ospedale psichiatrico, prima della legge Basaglia, e l'ho vissuta stando in mezzo a loro, a quei "diversi" che io trovavo SPECIALI. Ho assistito da spettatrice alle scene di "STRA-ORDINARIA" follia, trasmesse giornalmente, in diretta, nel parco del Manicomio di Como, che ogni giorno si trasformava in un maxi schermo all'aperto. Ho vissuto l'esperienza del lavoro fianco a fianco, con quelli che sono chiamati malati di mente ma che io chiamo " vittime della troppa sensibilità" e ora mi trovo a vivere una delle esperienze più forti che potessi immaginare di vivere, un' Esperienza con la E maiuscola, quella nel CARCERE, tra quelli che sono considerati la feccia della società', gli scarti. Forse qualcuno non capirà il senso delle mie parole, come io da ragazzina non comprendevo appieno il senso di quelle dei racconti di mia nonna, ma il valore di questa esperienza umana, che sto facendo tra le sbarre e che porterò con me per tutto il resto della mia esistenza, credo meriti di essere condivisa, anche solo con immagini, parole o con gli scatti, che fermano alcuni dei momenti che hanno fatto la storia di questo gruppo. Mai come ora comprendo il pieno significato di quel capitolo XXI del Piccolo Principe, che da sempre mi accompagna, nei momenti che hanno segnato alcune delle tappe fondamentali nel mio cammino. Quell'avvicinarsi poco per volta in modo lento e titubante, poi più sicuro e fiducioso, finché, nonostante la grande fatica del mettersi continuamente in discussione e dello stare in ascolto, arriva quel giorno in cui puoi dire:

“ CI SIAMO ADDOMESTICATI”. PER QUANTO POSSA CONTARE RAGAZZI, SONO FIERA DI VOI E DELLA STRADA CHE ABBIAMO FATTO E STIAMO FACENDO INSIEME!!!

"Dottoressa…Guardalo...Guarda il cielo... quando stai fuori non t'accorgi di quant'ebbelloo...dottoressa...quando esci guardalo...il cielo da qua dietro...sembra ancora più blu!!"

(Carcere di Bollate - I colori della Libertà)

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