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Come bambole di pezza Storie di ordinaria ed inarrestabile violenza...

  • Immagine del redattore: Luisa Colombo
    Luisa Colombo
  • 6 mar 2018
  • Tempo di lettura: 1 min

Dall’inferno di “Amor, ch'a nullo amato amar perdona”, alla brutal realtà... Percosse e vocaboli acidi che corrodono...termini duri e colpi...

Lividi, che prima o poi spariscono, lasciando incisi nella memori, i segni e il suono delle parole, che fanno sanguinare l’anima...

Catene di lettere che colpendo, hanno strappato lembi di cuore, riducendolo come un pezzo di carne a brandelli, stretto tra le fauci di una belva assetata di sangue.

Ferite che cancllano un’identità, quella di una donna; riducendola come una bambola di pezza, continuamente rattoppata e ricucita, che non ha più nemmeno la forza di reggersi sulle sue stanche gambe stremate.

Strappi cuciti con fili d'oro; ricuciti e rammendati, celati sotto quegli abiti di apparente normalità.

Sguardo fisso, verso un futuro immerso nella nebbia, invisibile, inaccessibile, ma più di ogni altra cosa, inaccettabile.

Presa, lanciata, stretta, amata, odiata, disprezzata; abbracciata e baciata da quel Giuda inquisitore, che affida alle sue mani e alle sue labbra, sentenze, punitive senza diritto di difesa.

Punita ed incolpata per il troppo amore, ma non verso se stessa.

Punita e uccisa dal troppo amore, verso chi di quella parola, non ha mai conosciuto il significato. “ Luisa Colombo - iCdL

 
 
 

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