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  • Immagine del redattoreLuisa Colombo

a riempire i locali, i cinema, i teatri…ma quando?

I nostri figli torneranno a scuola, all’università…ma quando?

Torneremo a stringerci le mani per strada, al parco, alle feste…ma quando?

Torneremo ad abbracciarci, oh si che torneremo ad abbracciarci, perché mai come ora ne abbiamo bisogno. Forse questo virus ci sta insegnando più cose di quante ne potessimo immaginare; questo microscopico imprevisto, sta cambiando la vita di tutti noi, da nord a sud, da est a ovest, non solo nella nostra bella Italia, ma in tutto il resto del mondo.

Avevamo bisogno di un virus per renderci conto che siamo tutti umani, tutti uguali, aldilà del taglio degli occhi, del colore dei capelli, della lingua, della religione e della politica? Doveva pensarci un microrganismo a tirarci quella palata che ci ha piegato le gambe, che ci ha costretti a rallentare anche a fermarci e a considerare davvero chi siamo e dove siamo, ma soprattutto chi vogliamo essere e come vogliamo essere.

E intanto...intanto abbiamo bisogno di abbracci, perché cominciano a mancare quei contatti umani che ci facevano sentire vicini. Le notizie che arrivano dagli ospedali, ci lasciano un groppone in gola, dopo ogni relazione che ci consegna dentro casa, i numeri dei contagiati, dei decessi, dei guariti; notizie che ci strappano di dosso l’abito dell’indifferenza, quello che fino a poco tempo fa, ci faceva dire: “Beh, finché succede in Cina…”

Ma ora sta accadendo qui da noi e quell’indifferenza che ora la paura sta sgretolando, è la stessa che accompagnata dall’egoismo, ci vestiva, quando ci voltavamo da un’altra parte a notizie che avrebbero dovuto smuovere le anime, perché legate a vicende che coinvolgevano altri esseri umani. Quest’invadente e contagioso ospite indesiderato, non si sta insinuando solo nei nostri polmoni, ma nelle nostre coscienze. Ci ha fatti riscoprire ansiosi, timorosi, paurosi di ammalarci di qualcosa per cui ancora non esiste una cura certa, ma eravamo già malati; malati di egoismo, di egocentrismo e di troppo individualismo.

Il coronavirus ha messo a nudo la nostra vera identità di esseri umani e riportato a galla debolezze e fragilità, che giorno per giorno cerchiamo di nascondere. E ora…solo ora che giriamo con litri di disinfettante in borsa, col viso coperto da mascherine, mantenendo la distanza di sicurezza, forse solo ora, ci rendiamo conto di quanto ci mancano quegli abbracci che davamo per scontati, che ci emozionavano, che ci si scambiava per strada, nei corridoi di un carcere, tra le corsie di un ospedale, nascosti in un auto.

Solo ora forse, ci rendiamo conto di quanto ci mancano quei famosi tre baci sulla guancia, che rafforzavano un saluto e quanto ci mancano quei gesti, che ora ci sono stati vietati da inevitabili protocolli anticontagio. Ma mai, mai dovremmo dimenticare ciò che stiamo vivendo, non dovremmo scordarci mai di quanto avevamo e di quanto stiamo rischiando di perdere, per colpa di questo subdolo nemico visibile solo con un microscopio e dovremmo sempre ricordare la generosità e l'altruismo di chi, in questo momento di crisi, si è schierato in prima linea; di medici, infermieri, volontari, forze dell’ordine, che stanno anteponendo il bene comune al loro, che stanno sacrificando le loro famiglie e le loro relazioni per garantire la sicurezza e la salute della popolazione.

Non dovremo scordare mai, quello che Mr Covid-19, ci ha brutalmente insegnato... che siamo essere umani, non siamo onnipotenti, non siamo nati per essere egoisti, per pensare solo ad arricchirci a discapito dell’ambiente e dei più deboli; dobbiamo abbandonare quella coltre di indifferenza e di egoismo che ci accompagna e ricominciare a dare valore alle relazioni umane, all’amicizia, all’amore, ai sentimenti e alle emozioni, perché solo questi ci rendono migliori e solo questi ci rendono davvero umani. Dovremmo ricominciare a dire “ti voglio bene”, “ti amo”, ad abbracciarci, perché nulla di tutto ciò è scontato e il Coronavirus, ce lo sta ampiamente insegnando.



(iCdLx - 7 marzo 2020)

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Tanti, troppi, inutili confini... Linee di demarcazione che si trovano ovunque… Barriere che si pongono… Ostacoli da infrangere o da abbattere. Confini come margini da costruire o come rigidi recinti da distruggere.

Confini come limiti dentro e intorno a noi e noi, questi confini li abitiamo. Noi, rinchiusi nel nostro corpo, incorniciato da una sottile membrana di pelle, che racchiude tutto ciò che eravamo, che siamo e che saremo; noi segregati nei nostri pensieri e isolati nelle nostre idee. Confinati e troppo spesso radicati, nella convinzione di essere sempre meglio di...di qualcosa o di qualcuno. A volte limitanti, per chi ci sta intorno o limitati da sottili linee fluttuanti, che si aprono e si chiudono al ritmo dei battiti e dei respiri; linee morbide che vestono ogni nostro qui e ora. Confini come esili fibre di seta, che racchiudono spazi vitali o come rigidi pezzi arrugginiti di filo spinato, da cui ci facciamo avvolgere, sperando ci proteggano, ma che poi, ci rendono schiavi ingabbiandoci nelle nostre paure più cupe. Confini che la vita ci pone dinanzi…

Confini che si spostano di continuo, che sfuggono alla nostra flebile vista… Confini da raggiungere, da oltrepassare, confini da sconfiggere… Confini sottili ed impercettibili, intersecati da emozioni, che si fondono nelle profondità dell’abisso delle nostre anime, vittime della paura di riscoprirsi fragili. Confini che si schiudono e accolgono, confini che aprono spazi alla condivisione. Confini che diventano traguardi, che si sgretolano di fronte a spontanei gesti d’amore, che intrecciandosi a cenni di generosità inaspettata, si spalancano come cancelli, si aprono come dighe, per liberare inarrestabili scie di emozioni e travolgenti sentimenti; per donarli e per riceverli, in uno scambio continuo e in un perpetuo fluire, che come acqua limpida e pura, finalmente, disseta sterili terreni, resi aridi dai rigidi confini, dentro i quali, noi stessi ci siamo voluti imprigionare. “ (iCdL)


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Che cosa siano i “progetti di recupero” e i “percorsi di reinserimento”, credo non siano molti a saperlo. NOI SI! NOI, il GRUPPO DI ARTETERAPIA, siamo un’ECCELLENZA!!!

Non sono certo io quella che ama vantarsi dei successi ottenuti, tantomeno sono autoreferenziale, ma credo che a questo punto, questa sia una realtà e credo che chiunque ci abbia incontrati e chiunque abbia lavorato con noi, possa sostenere questa tesi, come più volte ci è stato detto e scritto. Il nostro motto è stato, è e sarà, lavorare con umiltà e con rispetto, delle persone e delle regole; e siamo partiti proprio da lì, da quelle che sono le basi della convivenza umana e civile.

Siamo partiti dal basso, siamo partiti dall’imparare a costruire da capo una relazione, con noi stessi e con gli altri.

Siamo partiti dall’imparare ad accogliere, a fidarci e ad affidarci.

Siamo partiti dall’imparare a portare rispetto, anche per chi ha differenti forme di pensiero rispetto alla nostra.

Ci siamo messi a camminare insieme e insieme, in tutti questi anni, abbiamo costruito davvero tanto. Abbiamo imparato a fare i conti con noi stessi, ad assumerci la responsabilità di ciò che abbiamo fatto e insieme, nel confronto e nella condivisione e con il sostegno del gruppo, siamo arrivati a riuscire a mettere a disposizione gli errori, anche gravi, che hanno compromesso un’intera esistenza, al servizio dei giovani, di oltre tremila studenti. Ecco perché voglio dirvi pubblicamente, voglio dirvi pubblicamente, che sono fiera di voi e di tutta la strada che abbiamo fatto insieme. Perché siamo una delle ECCELLENZE del Carcere di Bollate, che operano all’interno e all’esterno di questa struttura! E se qualcuno pensa ancora, che i progetti di recupero e di reinserimento, siano solo questione di buonismo e perbenismo, o atti con cui mettersi la coscienza a posto, sappia che non è proprio così, non lo è mai stato e non lo sarà mai...non per me o per il mio gruppo!

(iCdL)

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Ciao, sono qui per raccontarti ciò che vivo,

le esperienze delle anime che incrociano il mio cammino

e quelle che hanno segnato la mia esistenza.

Qui ti parlo della mia vita, dei miei pensieri, delle mie riflessioni.

Se ti va di leggermi, di commentare, di esprimere il tuo punto di vista, sei libero di farlo...

Credo che la condivisione,

sia una delle esperienze migliori della vita.

Grazie Luisa

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