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  • Immagine del redattoreLuisa Colombo

Per scelta mi astengo da qualsiasi commento che ognuno di noi, sottovoce o urlando ha fatto.

Quello che mi chiedo, è perché in questa società di adulti così acculturati ed evoluti, dentro le dinamiche già di per sè complesse e difficili di una separazione, si possa arrivare ancora ad utilizzare i figli, per infliggere dolore e per punire il coniuge, trasformatosi da compagno di vita in acerrimo nemico, da distruggere usando qualsiasi mezzo... compresi i figli.

Solo questo mi chiedo... perché loro?!

Perché due gemelli di 12 anni, che avevano una vita davanti, sono stati trasformati loro malgrado, da colui che più di ogni altro avrebbe dovuto difenderli, in una bomba che ha per sempre distrutto la loro vita e quella della loro madre.

Perché?

Perché gli adulti sono diventati così fragili da non essere più in grado di chiedere aiuto, prima di arrivare a compiere atti estremi

Perché non sono più capaci di risolvere i conflitti matrimoniali, le frustrazioni e le sconfitte, senza trascinare nel baratro con loro, le uniche persone che non hanno nessuna colpa e che sono quelle che sempre, pagano il prezzo più alto ?!

Solo questo mi chiedo...PERCHÉ?!?!?


Riposate in pace ragazzi...nell’abbraccio di quel Padre che è il solo a poter dare conforto.

(iCdLx)

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  • Immagine del redattoreLuisa Colombo

La solitudine... la fuggivamo rifugiandoci negli aperitivi, nelle interminabili ore di lavoro, nello shopping, nelle cene e nelle serate in discoteca o nei locali, ma poi è arrivato il Re infetto che con uno spintone ha chiuso ognuno di noi nelle proprie case, costringendoci a guardarla in faccia, questa indesiderata sconosciuta che improvvisamente invade le giornate, senza bussare alla porta e senza chiedere permesso e allora non siamo più potuti fuggire e abbiamo dovuto imparare a conoscerci, a capirci... abbiamo dovuto imparare a convivere con lei.

La solitudine... di lei hanno scritto poeti e scrittori, i musicisti e i cantanti le hanno dedicato melodie struggenti e canzoni toccanti; i pittori e gli scultori l' hanno raccontata con i loro colori e le loro forme, ma che cos'è questa sensazione che fa parte della vita di ogni essere umano, perchè ci spaventa così tanto?

E come mai accompagnata dalla paura generata da questa pandemia, ha tolto la serenità e tranquillità a tante persone?

La solitudine... dicono che sia roba da deboli, che i forti non ne sono vittime, ma ai giorni nostri, è più viva che mai.

Si insinua subdolamente negli interminabili tempi silenti di un messaggio che attende una risposta. Regna sovrana nella mancanza di occhi che si perdono in altri occhi, di sguardi che si scontrano con schermi iridescenti, straricchi di colori e privi di sentimenti.

Impera dove mancano mani che si sfiorano, dita che si intrecciano, rubando le note più melodiose della voce.

Vive la solitudine nei like di amicizie fittizie, in quei mi piace che si fermano sulle superfici di foto ritoccate, dove il tempo viene fermato.

Esiste la solitudine, capita di sentirsela incollata addosso, inzuppata dai “ti voglio bene” non detti, dai “ti amo mai pronunciati”, dai “mi manchi” non ascoltati.

Maledetta o benedetta emozione, che ti costringe a scavarti dentro, che ti accompagna negli angoli più bui dell’anima.

Ti rende fragile, ti fa riscoprire umana, ti fa essere quello che la società digital/touch respinge e rifiuta. La solitudine ti insegna l’arte dell’attesa, ti obbliga a rispettare i tempi umani, distanti ed incompatibili da quelli virtuali.

La solitudine esiste, vive, c’è e abita dentro sorrisi smaglianti, tra le righe di frasi tragicomiche, celata nelle lacrime travestite di gioia.

La solitudine è qui e se non l’accogli, ti trascina con la forza della sua corrente negli abissi da cui solo tu, puoi trovare una via d’uscita.

La solitudine è ovunque e oggi più che mai ce ne siamo resi conto, ci siamo accorti che esiste e forse abbiamo anche capito che la fragilità ci insegna ad apprezzarla, proprio quando restando soli con noi stessi, impariamo a farci cullare dalle sue inconfondibili note, che ci accompagnano nella riscoperta della straordinaria persona che ognuno di noi è.

La solitudine... fuggire non serve, comprendere senza vergogna perchè invade il nostro animo, invece si.

(iCdLx)

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  • Immagine del redattoreLuisa Colombo

Poco fa, mentre sfogliavo un vecchio quaderno di appunti sciogliendo il miele nella mia tisana notturna, ho ritrovato un ricordo impresso su alcuni fogli volanti, steso con una grafia quasi illeggibile, probabilmente per la velocità con cui scrivevo, per cercare di non dimenticare nemmeno un attimo di quella preziosa testimonianza, che avevo ricevuto una sera uguale a tante altre, resa improvvisamente diversa da un malore di mia figlia e dal racconto di un padre, conosciuto nella sala d’aspetto di un ospedale. Un racconto che altro non è, che una testimonianza di vita vera offerta con grande umanità e genuina commozione...

Sala d'aspetto della pediatria dell'ospedale Manzoni di Lecco.

Come spesso accade in queste occasioni, si diventa tutti piu' sensibili e umani; forse perche' tra quelle pareti di cemento armato e puzza di disinfettante, si riesce a mettere in disparte l’indifferenza e si scambia qualche parola con chi condivide con te quello spazio. Ci si avvicina prima con gli sguardi, poi verbalmente, con frasi che nelle astanterie sembrano dei rituali... "Come mai qua?" "Sta meglio ora?" "Andrà tutto bene". Parole di convenienza?

Forse, ma soprattutto parole di condivisione, che in quegli spazi si trasformano in parole di sostegno reciproco. E dopo quelle frasi di umano contatto, che abbattono i muri della diffidenza, quel papà seduto di fronte a noi, mi guarda sorridendo e mi dice: “Sa signora, oggi i nostri ragazzi non parlano più, non capiscono quanto sia bello guardare una persona e comunicare". Quell’uomo era lì con la moglie e la figlia. Abbiamo continuato a parlare, mi ha raccontato sprazzi della sua vita, una vita intrisa di sofferenze, trascorsa itinerando forzatamente da un istituto per ragazzi abbandonati ad un altro.

Raccontava con gli occhi lucidi, a tratti accarezzando la figlia con una dolcezza infinita. Raccontava di momenti che hanno lasciato segni profondi; segni sul corpo e segni sull'anima. Raccontava di quanto non desiderasse soldi o oggetti, ma il calore di una famiglia, l'affetto di una madre e di un padre; quell’affetto che gli era mancato nella sua infanzia. I suoi occhi commossi, mi sono rimasti impressi nella mente; dalla sua voce non traspariva commiserazione o vittimismo, era una voce satura di immagini, impregnate di emozioni fortissime, che si percepivano non solo con le orecchie ma con il cuore. Dopo esserci presentati, gli ho chiesto se non avesse mai pensato di raccontare la sua esperienza nelle scuole. Non e' forse un nostro dovere aiutare i nostri ragazzi, ad essere piu' sensibili, ad essere "emotivamente” allenati agli eventi a cui la vita ci mette di fronte?! Mi ha sorriso e mi ha detto: " Sai, mi piacerebbe moltissimo". La semplicità e la dolcezza di quel padre, hanno incorniciato una serata pessima, regalandole un senso inaspettato ed inatteso. Quando sono uscita dall'ospedale, tenevo mia figlia per mano e mentre ci avvicinavamo all'auto, lei si e' fermata e mi ha detto: " Mamma, siamo proprio fortunate... deve essere bruttissimo vivere senza che nessuno ti voglia bene. (iCdL)

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Ciao, sono qui per raccontarti ciò che vivo,

le esperienze delle anime che incrociano il mio cammino

e quelle che hanno segnato la mia esistenza.

Qui ti parlo della mia vita, dei miei pensieri, delle mie riflessioni.

Se ti va di leggermi, di commentare, di esprimere il tuo punto di vista, sei libero di farlo...

Credo che la condivisione,

sia una delle esperienze migliori della vita.

Grazie Luisa

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