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"DIALOGHI CON DONNE FERITE" è un breve monologo composto da un intreccio di parole, di emozioni e di ferite, che riunisce la voce di tante donne violate e violentate nella loro identità. E' un insieme di voci con lo stesso suono e di esperienze di vita con le stesse sfumatura violacee, raccolte nei tanti incontri avuti con chi ha scoperto sulla propria pelle, che troppo spesso purtoppo, AMORE fa rima con TERRORE Un invito alla lettura ma soprattutto alla riflessione... Grazie per l'attenzione. Luisa


"Oggi mi chiedo se tu ti sia mai domandato chi io fossi davvero. Se tu ti sia mai chiesto come stessi davvero. Se in qualche istante tu sia stato capace di prenderti cura di me incondizionatamente.

Credevo tu mi conoscessi, ma oggi so che conoscevi soltanto i tuoi bisogni, quelli necessari per colmare quei vuoti che probabilmente nessuno potrà mai colmare, perché nemmeno ti rendi conto di averli. Credevo tu sapessi che sono quella che gira scalza per casa, che non sempre trova il tempo di fare la ceretta, di andare dal parrucchiere, ma che per te era sempre perfetta.

Quella che si ferma a parlare con un mendicante, che si perde col pensiero nel dolore di chi soffre. Quella che ti dice: “Sto bene grazie” e ha la forza di sorridere, anche con il cuore devastato. Dimmi uomo… Hai mai capito che avrei barattato anni della mia vita per un tuo abbraccio, per una tua carezza, per una tua parola di conforto; per un qualsiasi gesto puro che arrivasse dal tuo cuore? Hai mai riconosciuto nei miei silenzi, il mio bisogno d’amore… del tuo amore? Sono sempre io, ti ricordi di me?

Sono quella che gira scalza per casa. Quella che per riscaldarsi, si butta sotto la doccia bollente. Quella che oggi ha esaurito le lacrime, disidratata da una sofferenza ingiusta e insopportabile. Quella che a furia di leccarsi le ferite ben celate, riconosce anche quelle nascoste negli occhi delle sconosciute. Quella che attendeva paziente nell’ombra, in un angolo qualsiasi del tuo mondo, purché fosse il tuo mondo. Quella che mendicava il tuo tempo, i tuoi spazi, la tua presenza… il tuo amore. Quella che si è piegata sotto i colpi di quell’amore, che non sarebbe mai stato quello che desiderava, quello che si era illusa di aver trovato. Eh si uomo, sono sempre io, quella che gira scalza per casa. Quella che ti ha fatto entrare nel suo universo, che ti ha spalancato le porte della sua anima; quella che ti ha dato libero accesso alla sua mente. Quella alla quale hai tolto ogni difesa, facendole credere di essere la donna più fortunata e più amata dell’universo. Quella che col tempo non sapeva più dire, più fare; che era totalmente dipendente da te e dai tuoi umori. Quella che ancora oggi, sta raccogliendo i suoi cocci per dare vita ad un’opera meravigliosa. Perché questo sono, un’opera meravigliosa, segnata, ferita, dilaniata, divorata da un tarlo che mai sarebbe potuto essere un seme d’amore. Eh si sono sempre io, quella che ancora oggi gira scalza per casa...

(Arteterapia-Dialoghi con donne ferite-Luisa Colombo)

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Non sono un leone da tastiera e firmo col mio nome e cognome e spesso con la mia faccia, nel senso fotografico del termine, i contenuti di ciò che scrivo e lo farò anche questa volta, attenendomi a quelle tante notizie, vere o fake, che ad oggi ci sono state comunicate.

Questa sera però, ad accompagnare le mie parole ci sarà la foto di questa ragazza, Silvia Romano finalmente tornata a casa dai suoi genitori.

Non scrivo per fare polemica ma solo per esprimere il mio punto di vista e so che molti mi contesteranno o addirittura mi elimineranno dai loro contatti, ma in un'Italia stremata dal Covid, che ci illudiamo essere ancora democratica, io non riesco ad esimermi dall'esprimere il mio parere.

Non credo che questa ragazza sia un eroe e trovo sbagliato che ci si impegni tanto per farcelo credere.

Ritengo semplicemente che sia una persona come ce ne sono tante, che ha fatto delle scelte, presumo consapevolmente riguardo i rischi e i pericoli annessi, scegliendo di dedicare il suo tempo a coloro che vivono una realtà totalmente diversa dalla nostra, sicuramente più sfortunata e bisognosa di aiuti, ma di sicuro una realtà difficile da cambiare e da migliorare, se questa volontà non nasce prima da coloro che la vivono.

Non contesto la sua decisione di svolgere volontariato in un territorio devastato dalla guerra, ma nemmeno posso dire di ammirarla e non perché io sia razzista o consideri alcune etnie più importanti di altre, ma semplicemente perché ritengo che quando si compiono determinate scelte, ci si debba assumere le responsabilitá che esse comportano, compresa quella di non gravare sulla collettivita'... soprattutto in un momento tragico come questo.

Posso forse provare ad immaginare che fare volontariato in Africa sia molto più affascinante del fare il volontario in Croce Rossa, o in carcere o in ospedale e mi limito a citare solo tre ambiti di cui ho conoscenza diretta, ma in ogni ogni caso si tratta pur sempre di scelte e non pensiate che fare il soccorritore in Croce Rossa sia meno pericoloso; dovreste provare cosa significa soccorrere in situazioni precarie, senza capire bene da quale parte iniziare a mettere le mani per salvare 1, 2, 3, 4...tante vite e farlo senza preoccuparsi minimamente del colore della pelle delle vittime.

La notizia della liberazione di Silvia mi ha resa felice, perché una vita umana ha sempre un valore immenso e mi rende ancor più felice la gioia dei suoi genitori, nel poterla finalmente riabbracciare, ma io non riesco a non chiedermi quante famiglie, oggi, in questo tempo infettato dal Corona Virus, si sarebbero potute sostenere con tutti quei soldi pubblici, utilizzati per pagare il riscatto di una persona, che ha deciso spontaneamente come impiegare il proprio tempo e che è stata riaccolta nella sua Milano da un branco ingestibile di scalmanati, ma soprattutto incuranti delle distanze di sicurezza; da un ammasso di gente, che se ne è altamente fottuta di rispettare quelle regole che oggi, ci permettono di limitare i contagi e di tornare ad una vita pseudo normale.

Silvia ora Aisha, ha fatto la scelta di convertirsi all'Islam, forse per sopravvivenza o forse perché i principi incontrati nel Corano, in quel momento, le sono sembrati un ancora di salvezza o forse le appartenevano più di quelli contenuti nella Bibbia, ma io non riesco a sentirmi una stronza, perché non condivido appieno queste sue scelte, come nemmeno condivido lo show dei nostri governanti, nell'organizzare il comitato di accoglienza, accompagnato dal plauso dei mass media.

Sono felice per lei e per la sua liberazione e le auguro vivamente di superare nel migliore dei modi, i traumi che sicuramente avranno accompagnato questi lunghi mesi di prigionia, di cui a noi credo resteranno sempre sconosciuti i dettagli, così come le auguro di mettere al mondo suo figlio (sempre che sia davvero in attesa, come si è detto), circondata dall'affetto dei suoi cari e con la speranza che questa creatura (nel caso esista), sia davvero frutto dell'amore e non della violenza, ma la pregherei anche, qualora decidesse di tornare nei luoghi del suo battesimo islamico, di non dimenticare i rischi corsi da chi l'ha riportata a casa sana e salva e di mostrare rispetto verso tutti i cittadini italiani che oltre ad aver gioito per la sua liberazione, hanno contribuito a pagare il suo riscatto.

Detto ciò...

BENTORNATA SILVIA-AISHA

(iCdLx

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Non è questione di pessimismo o di predisposizione a cogliere il lato peggiore o negativo delle cose, ma oggi più che mai, guardandomi attorno e lanciando uno sguardo neanche troppo approfondito, dopo essere passati attraverso la devastazione di questa emergenza che ancora non ci ha abbandonati, mi soffermo a riflettere e penso che questa società, sia catalogabile come la società dell'indifferenza e che la stessa, non sia solo la punta dell’iceberg in cui viviamo congelati, ma sia il concentrato e l’essenza dell’anaffettivita, dell’egoismo dilagante e dei valori che col tempo, hanno visto spostare il loro fulcro dalle persone alle cose.

Mi fa paura tutto questo, mi terrorizza vedere quell’alone di indifferenza , quello che nelle pubblicità degli anni ottanta, circondava i malati di AIDS e che ora, in modo ancor più pestilenziale, circonda in modo invisibile, quantomeno ad occhiu nudo, un numero incalcolabile di persone e che impedisce a eventi emotivamente importanti, di scalfire anche solo minimamente, quella barriera che è tutt’altro che protettiva.

Questa società così evoluta, così proiettata verso il futuro, è tanto avanti da aver smarrito per strada le cose più importanti, quelle fondamentali, quelle che guarda caso non hanno prezzo, non sono commerciabili e su cui non si può creare alcun business.

Grazie a Dio, non esiste ancora il mercato delle emozioni, un bancomat dove prelevare all’occorrenza i sentimenti, un distributore automatico con tessera prepagata di affetto, carità e amicizia!

Se solo la civiltà moderna, quella che sottopone ogni cosa a diagnosi, quella che distribuisce Life Skill sull’importanza della cultura, dell’intelligenza emotiva, quella che ci bombarda i neuroni con paroloni come Alessitimia, e traumi emotivi, comprendesse quanto più semplice sarebbe insegnare quanto fa stare bene tendere una mano, quanto valore ha una parola di conforto, quanto sia positivamente contagiosa la generosità; se solo ci credessimo tutti un po’ di più...

La sola cosa da imparare è saper rinunciare ad un po’ del proprio tempo, che poi nell'ottica del donare con generosità, non sarebbe nemmeno più una rinuncia!

Basterebbe ricordarsi che da qualche parte c’è sicuramente qualcuno che aspetta un cenno, una parola, un gesto di vicinanza.

Certo, capisco che questa non è una dote comune e chi non fa palestra per tenere il cuore allenato, prima o poi si ritroverà totalmente inaridito, solo e intrappolato in quell’alone di indifferenza, che costituisce la piaga peggiore del nostro tempo e che invece di proteggerci, finirà con l'ucciderci!

(iCdLx)

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Ciao, sono qui per raccontarti ciò che vivo,

le esperienze delle anime che incrociano il mio cammino

e quelle che hanno segnato la mia esistenza.

Qui ti parlo della mia vita, dei miei pensieri, delle mie riflessioni.

Se ti va di leggermi, di commentare, di esprimere il tuo punto di vista, sei libero di farlo...

Credo che la condivisione,

sia una delle esperienze migliori della vita.

Grazie Luisa

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