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  • Immagine del redattoreLuisa Colombo

A 40anni dalla chiusura dei manicomi, per non dimenticare la sofferenza di chi è colpito da questa invisibile e invalidante compagna... Perché la gente "normale" non si senta immune da questi drammi... Nella mia mente, il ricordo chiaro di quei giorni...i ricordi di un tempo lontano, all'ospedale psichiatrico di Alessandria, quando ancora ignoravo che potesse esistere un dolore così insopportabile, che ti ruba i pensieri straziandoli.

Quando guardavo tutte quelle persone girare e camminare, in quei grandi cortili circondati da alte mura di mattoni grigi e ruvidi, che proteggevano il resto del mondo, da coloro che si muovevano in quegli spazi di apparente libertà, mentre passavano le ore a dialogare col vento...o con un angelo bianco.

Quando li guardavo con gli occhi dell'innocenza e non li vedevo diversi, non erano matti, erano solo delle persone buffe e simpatiche o un po’ arrabbiate; quando giocando con loro una mi cadde addosso e tutti corsero per paura che mi avesse fatto male, ma lei era più impaurita e spaventata di me.

Molti anni dopo, dai grandi finestroni della scuola, durante le lezioni, mi lasciavo rapire da quel vagare inarrestabile di anime perse, che rincorrevano la libertà nei giardini del manicomio di Como, incuranti delle mura di cemento, e osservavo quel peregrinare di chi, seminudo in pieno inverno, si lavava con acqua gelida al lavatoio, o di chi raccoglieva fiori, dove non c'era neanche un filo d'erba. Ero attratta dall'immaginare cosa pensassero, cosa raccontassero agli alberi che abbracciavano e che toccavano con una dolcezza indescrivibile. Forse per loro erano angeli, o amori perduti, o sorelle o fratelli o amici lontani.

E come dimenticare quello strambo personaggio, un giorno capo indiano, un altro giorno astronauta, un altro ancora il fratello buono di Hitler.

Come dimenticarlo quando mi salutava dandomi la mano sul piazzale, all'ingresso della scuola.

Solo ora comprendo, quanto vicina sarebbe stata la mia vita a queste persone, che sono per me speciali e quanta sofferenza sento, nel rendermi conto che gli urli che udivo, quando ero bambina, non erano canti, come mi avevano fatto credere, ma forse erano preghiere a Dio, perché liberasse le loro menti e li portasse via con se...

(iCdL)

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  • Immagine del redattoreLuisa Colombo

Parole... Parole d’amore, d’ira, di gioia e di strazio. Parole di conforto, parole di speranza. Parole come note di dolcezza. Parole che il vento rapisce; durano il tempo di un respiro, ma lasciano segni indelebili, come marchi impressi a fuoco. Parole che sono immagini, attimi che risuonano per l’eternità. Parole che sono musica… Parole dai bordi taglienti come lame affilate, con spigoli acuminati, che penetrano nelle viscere lacerandole.

Parole potenti e prepotenti, che tornano come echi lontanissimi, da luoghi dimenticati. Parole che accarezzano l’anima, che cullano i desideri e nutrono i sogni.

Parole che infrangono utopistici miraggi. Parole che lusingano. Parole che annientano. Parole impregnate di rabbia, zuppe di rancore, intrise di risentimento. Parole che travestono l’odio d’amore e mettono a nudo sentimenti celati, mai rivelati. Parole che ossigenano vite in apnea. Parole… Tante parole… Troppe parole… Poche parole… Parole sospirate. Parole agognate. Parole che medicano, che leniscono ferite, che rendono l’anima leggera. Parole coperte di ruggine, che infettano l’esistenza. Parole di miele, che addolciscono le giornate. Parole...quelle attese, quelle non dette, quelle mai pronunciate, quelle mai udite. Parole di felicità o di dolore, che custodiamo nel cuore, come preziosi tesori da proteggere, impalpabili ricchezze, che tengono con sé i ricordi di chi ce le ha offerte, di chi ce le ha strappate, di chi ce le ha rovinosamente gettate addosso, di chi ce le ha amorevolmente donate e di chi, con quelle parole, ha lasciato un segno incancellabile dentro di noi. (iCdL)

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  • Immagine del redattoreLuisa Colombo

Resto sempre incantata ad osservare l’incessante andirivieni di persone, che popolano la stazione centrale di Milano.

Mi perdo a guardare i lori visi, cercando di immaginare le loro vite. Osservo quelli che sfrecciano via con valigia rotellata al seguito, mentre parlano, cercando di incanalare la loro voce in un microscopico auricolare.

Guardo quelli che non sanno dove andare, quale treno prendere e sostano prima dei binari, parcheggiandosi temporaneamente, davanti ai tabelloni, che annunciano arrivi e partenze.

Ci sono uomini d’affari, gente anziana, giovani e famiglie e ci sono loro, quelli che si devono salutare, perché inevitabilmente è arrivato anche quel momento, e incuranti di tutto il frastuono circostante, cercano di dirsi con gesti inequivocabili, un reciproco “arrivederci a presto” e si perdono dentro interminabili baci e abbracci, che solo a guardarli, è impossibile non sentirne il bisogno.

Chissà quando si rivedranno, chissà dove...

Ognuno di loro ha sicuramente un’esistenza unica; esperienze di vita, che tengono chiuse in quei bagagli, con gli abiti e gli accessori e che senza rendersi conto, si portano sempre appresso.

Chissà quante storie si potrebbero raccogliere, scambiando parole con tutte queste persone...

La stazione trabocca di gesti, di voci, di frasi, di suoni, di odori; dai profumi più aromatizzati delle signore adornate di gioielli, all’odore acre delle rotaie e dei senzatetto che si aggirano, trascinando i piedi, in cerca di elemosina.

Quante storie, quante vite e mentre mi perdo in questo mare di gente itinerante, mi accorgo di essere uguale a loro.

Non ho valigia oggi e non sono molto lontana da casa; ho solo una borsa piccola ma con le cose preziose che porto sempre con me...le mie figlie, la mia X Rossa, un quaderno, la mia stilo, il mio cuore rattoppato e tanti sogni, tante speranze e tanti desideri e con il mio piccolo bagaglio, mi accingo a tornare verso casa, un po’ più ricca di ieri e sicuramente più povera di domani!

(iCdL)

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Ciao, sono qui per raccontarti ciò che vivo,

le esperienze delle anime che incrociano il mio cammino

e quelle che hanno segnato la mia esistenza.

Qui ti parlo della mia vita, dei miei pensieri, delle mie riflessioni.

Se ti va di leggermi, di commentare, di esprimere il tuo punto di vista, sei libero di farlo...

Credo che la condivisione,

sia una delle esperienze migliori della vita.

Grazie Luisa

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